Parrocchia San Lorenzo Martire in Case Bruciate – Pesaro

Via dei Meli, 40 – 61122 Pesaro
Tel.: 371 197 2037
E-mail: jopaul@minister.com
Facebook: pagina della parrocchia

Eretta: 21.05.1967
Festa del titolare: 10 Agosto
Persone n.: 1050

Parroco in solido Moderatore: Sac. Massimo Regini
Legale Rappresentante.: Sac. Massimo Regini

Parroco in solido: Sac. Sebastian Joys

Parroco in solido: P. Joah Paul Choorackal

Chiesa parrocchiale San Lorenzo Martire in Case Bruciate - Pesaro

La Parrocchia di S. Lorenzo Martire in Case Bruciate è stata istituita per supplire al vuoto lasciato dalla antica pieve di San Lorenzo officiata fin quando, in seguito alle rovine subite in un bombardamento della seconda guerra mondiale, fu abbandonata. Rimasto il territorio scoperto da assistenza religiosa, la popolazione si serviva con disagio della non lontana chiesa di S. Germano. Intanto nella località Case Bruciate, nel dopoguerra, si è assistito ad un incremento demografico e la popolazione chiese alle autorità religiose di erigere una sede più agevole ed il Vescovo Mons. Luigi Carlo Borromeo, con decreto da aver vigore in data 21 maggio 1967, eresse la Parrocchia di S. Lorenzo Martire. Il territorio fu stralciato dalla parrocchia di San Matteo Apostolo di Roncaglia. La dote beneficiaria fu costituita con titoli di Stato. Il terreno, sede del complesso parrocchiale, venne concesso dalla Società Terenziana, ente diocesano. Gli edifici parrocchiali furono costruiti con il contributo dello Stato, in base alla legge Aldisio del 1952. Benché accordato il riconoscimento civile con decreto del Presidente della Repubblica in data 2 settembre 1968, fu costruita soltanto la casa parrocchiale il cui pian terreno è stato adibito a chiesa, ma questa deve essere ancora edificata. In essa è custodito un bel quadro di Bruno D’Arcevia intitolato a S. Lorenzo Martire. La Parrocchia fu affidata dalla sua istituzione (24.05.1967) a Don Luigi Ugolini che la resse prima come Vicario Economo e dal 15.11.1968 fino al 1974 come Parroco; poi la governò anche quando fu unita (31.12.1975–1987) nella forma “aeque principali” alla Parrocchia di S. Matteo Apostolo di Roncaglia mentre Don Oscar Filippini ne era Vicario Adiutore. Dal 1987 al 1°.06.2010 Don Luigi Ugolini la resse ininterrottamente. Quando don Luigi, raggiunti i limiti di età, fu messo a riposo, fu don Marco Farina a guidare l’Unità Pastorale, istituita il 30.06.2011, comprendente S. Lorenzo Martire in Case Bruciate, S. Matteo Apostolo in Roncaglia e S. Giovanni Battista in Babbucce e la portò avanti fino all’08.10.2016, avendo come Aiuto Pastorale dal 2015 P. Kallarakkal Santhos Thomas (P. Sebastiano). Dal 24.09.2016, è Amministratore Parrocchiale dell’Unità Pastorale P. Joah Paul Choorackal.

La pieve di S. Lorenzo

La parrocchia conserva nel suo territorio ancora il rudere della pieve di S. Lorenzo Martire che sorgeva su una sconosciuta costruzione altomedievale, forse la più antica che sia rimasta nell’immediato retroterra pesarese. La pieve era matrice di uno dei dodici distretti nei quali era suddivisa la diocesi di Pesaro. La forma stessa della chiesa dava idea di un tempio pagano di struttura ottagonale. Il Fabbri, uno studioso del Seicento, trattando della pieve di San Lorenzo, così annotava: “Questa è quella chiesa ove si dice che era il tempio della Dea Iside, la quale dette il nome all’Isauro detto hora Foglia” (cfr.: Don F. Fabbri, ms. oliv. 204). Ma la documentazione storica più importante su questa remota istituzione ecclesiale è stata raccolta dal grande erudito pesarese Annibale Olivieri, secondo il quale negli atti custoditi negli Archivi di Ravenna si legge che negli anni 1027 e 1028 la pieve di San Lorenzo era localizzata in Vico Bulgarorum, cioè nel villaggio dei Bulgari, un toponimo che di per sé rivela un’importanza eccezionale per gli studiosi, rinviando ad antichi stanziamenti di popolazioni barbariche avvenuti, probabilmente, quattrocento anni prima, all’epoca dell’invasione della Pentapoli da parte dei Longobardi. Altre importanti notizie, per conoscere l’assetto territoriale medioevale della zona, sono contenute in due atti del 1257 e del 1292; in essi la pieve di San Lorenzo è chiamata anche “in strada petrosa” da cui si deduce l’esistenza di un’antica via di comunicazione lastricata, che si staccava dalla Consolare Flaminia all’altezza della pieve di S. Cristoforo di Colombarone e, facendo perno proprio sulla pieve di San Lorenzo, si dirigeva verso l’Abbazia di S. Maria di Limata e, di lì, verso quella di San Tommaso in Foglia, per ricongiungersi con la Flaminia nei pressi di Fossombrone. Questa scorciatoia nel Medioevo era molto frequentata da papi, imperatori, viandanti, soldati, mercanti e pellegrini. Anche F. V. Lombardi riconosce grande importanza storica a questo edificio che è certamente “l’unico esemplare residuo di edifici di culto cristiano a pianta ottagonale nell’ambito del territorio compreso nell’antica Pentapoli bizantina”; i riferimenti più immediati ci inducono a pensare a influenze e moduli bizantini (a S. Vitale ed al Battistero degli Ariani di Ravenna) e al fatto che la Chiesa di Ravenna aveva larghi possedimenti in tutta la zona fra Gabicce e Pesaro e proprio qui, nel plebato di S. Lorenzo in Strada, fin dall’anno 1027, gestiva direttamente le proprietà di tre fondi con i relativi abitati, oltre a quello in vico Bulgarorum (cfr.: Francesco V. Lombardi, Un enigmatico edificio plebale “ravennate” nel Pesarese, in “Felix Ravenna”, 4^ serie, Fascicolo 1/2, 1984 – 1/2, 1984/85, pp. 261 e segg.).

Questa chiesa (ex pieve) fino alla seconda guerra mondiale è stata “giuspatronato” del Seminario che, con diritto, vi raccoglieva le decime con obbligo di officiarla nei giorni festivi. Nella chiesa vi erano due sepolture oltre tre altari, di cui il maggiore era dedicato a S. Lorenzo e i laterali alla Beata Vergine del Carmine e a S. Giuseppe. Vi era anche un quadro di S. Eurosia. Durante l’ultima guerra questa chiesa ‘plebale’ fu quasi distrutta dalle bombe. Da allora l’edificio è andato in progressiva rovina per l’azione degli agenti atmosferici e per l’incuria. Tuttavia la parte rimasta conserva ancora l’impianto ottagonale.

La chiesa di S. Germano

Nel territorio della stessa parrocchia vi è la chiesa di S. Germano che molto probabilmente ha la sua origine nel secolo XIII-XIV e forse era affrescata in tutte le sue pareti con pitture rappresentanti episodi della vita del Santo a cui era dedicata. Ma il tutto andò in rovina nel 1565, per far posto ad un edificio più ampio e funzionale benedetto dal Vescovo Giulio Simonetta. La chiesa divenne in seguito proprietà prima della famiglia Ondedei, quindi degli Zongo, che la ristrutturarono di nuovo nel 1725 nella forma che ancora oggi conserva. Una lapide posta sul portale ricorda l’evento: Sancto Germano / Comes Zongus Ondedei / Patritius Pisaurensis / devotionis ergo / has sacras aedes construxit / et dicavit / Anno Salutis MDCCXXV (A San Germano, il conte Zongo Ondedei, patrizio pesarese, per devozione, costruì e dedicò questo sacro tempio nell’anno della salvezza 1725).