Santi dell’Arcidiocesi di Pesaro

San Fiorenzo Martire (251 – ???) Su San Fiorenzo non abbiamo nessuna notizia certa, nessun documento che ne indichi l’esistenza. Solo la tradizione, certamente lontana nei secoli, lo annovera tra i santi di Pesaro e come successore di S. Terenzio; addirittura alcuni lo ritengono il primo vescovo e custode del corpo di S. Terenzio. Il titolo di Santo gli è dato perché la tradizione gli riconosce il martirio.

Santi Decenzio e Germano I Santi Decenzio e Germano sono i due fratelli martirizzati alla ne dell’impero di Diocleziano: hanno come prova del loro martirio proprio il martyrion, cioè la cripta della basilica extra moenia, divenuta più tardi pieve e sede episcopale. Una Passio scritta anch’essa nel XIII-XIV secolo, foggiata su quella di S. Apollinare di Ravenna da un monaco di S. Decenzio, ci vuol far credere che i due fratelli, venuti dalla Britannia, loro patria, nel 296, furono istruiti sulla dottrina cristiana e ordinati uno vescovo e l’altro diacono; poi per la loro attività apostolica martirizzati il 28 ottobre 312, sotto gli imperatore Galerio e Massimiano. Tuttavia noi riconosciamo che, se furono sepolti in questo luogo, fuori della città e custoditi con una certa venerazione n dai primi secoli, meritano una certa credibilità. L’affresco di S. Decenzio, risalente alla seconda metà del VII secolo, scoperto dall’Olivieri nel 1776, che li rappresenta, ci dà una buona garanzia di veridicità.

Sant’Eracliano (321-359) Di questo vescovo e santo abbiamo notizie più certe, perché, oltre che rappresentato nell’a resco della cripta di S. Decenzio, lo troviamo citato in altri documenti presenti anche nella cattedrale. La notizia più importante è quella che si trova nell’elenco vergato dal patriarca S. Atanasio di Alessandria d’Egitto contestato dai vescovi d’Oriente per la ferma opposizione all’arianesimo. Il vescovo Eracliano firmò i decreti del Concilio di Sardica, assolse S. Atanasio dalle calunnie, intervenne al Concilio di Rimini, allontanandosene con i Vescovi cattolici, non appena ebbe preso sopravvento la fazione ariana. Si ritiene Santo, perché morì dopo essere stato imprigionato, mandato in esilio e aver subito vessazioni da parte degli ariani. Nei primi secoli fu venerato anche come patrono della città; è venerato il 9 dicembre.

Beato Cecco (Francesco Zanferdino – Pesaro 1270 – ivi 1350) – 5 agosto
Francesco Zanferdino, Terziario francescano, era di ricca famiglia; ma, attratto dalla spiritualità francescana, appena morto il padre, donò tutto ai poveri, vi- vendo una vita eremitica nella preghiera e penitenza. Nel 1300 incontrò Pie- tro Crisci da Foligno, e con lui restò per diversi anni nel piccolo romitorio di Montegranaro. Chiamato il Crisci a Foligno, il B. Cecco fondò nuovi romitori, tra cui quello della Madonna del Ponte sul Metauro oltre Fano, per soccorrere i pellegrini, ed un secondo sul colle S. Bartolo, di fronte all’attuale monastero delle Servite. Da qui scendeva in città per raccogliere alimenti da distribuire ai poveri. Nel 1347 con la Beata Michelina Metelli fondò la Confraternita della SS.ma An- nunziata; nel 1348 si ritirò nel cenobio di Montegranaro e lì morì nel 1350. Il suo corpo, venerato dalla popolazione pesarese, dopo molti anni fu portato nel Duomo e posto sotto l’altare maggiore e di lì, per volontà del Vescovo De Simone, nel 1779 fu collocato sotto l’altare di S. Avellino, poi nella Cappella dei Beati. La Santa Sede confermò il culto del Beato Cecco con decreto del 31.03.1859.

PREGHIERA
O Dio, che ci allieti
per i meriti e l’intercessione del beato Francesco Zanferdini,
concedi a noi propizio
di poter chiedere sempre i tuoi benefici
per conseguire il dono della tua grazia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Beato Ugolino Malatesta delle Camminate (Montelevecchie tra il 1275 e il 1325)
Fu probabilmente contemporaneo del Beato Cecco (1270-1350), con il quale però forse non ebbe contatti, per la distanza che li divideva, anche se lo spirito eremitico li accomunava. Il Beato Ugolino, nato a Montelevecchie (oggi Belvedere Fogliense), nella se- conda metà del secolo XIII e vissuto no ai primi decenni del secolo successi- vo, condusse una vita eremitica presso la pieve di S. Martino in Foglia, ritenuta molto importante dal secolo VIII al XIV, ancora conservata, ma addossata ad una casa contadina, sita nella zona di Rio Salso. Il B. Ugolino fu anche “dottore e scrittore contro l’eresia dei fraticelli”, cioè contro i catari o albigesi; ebbe dei seguaci che imitarono la sua vita di preghiera e di penitenza. Il luogo in cui conduceva la vita eremitica è detto “Selva della Madonna”, perché no al 1716 esisteva una chiesetta, in cui era venerata una immagine lignea della Madonna da lui stesso scolpita in maniera rudimentale. Il Vescovo Mons. Filippo Carlo Spada, in visita pastorale in quell’anno, decretò la demolizione della cadente chiesetta ed il trasferimento della statua lignea della Madonna nella chiesa parrocchiale di S. Donato in Belvedere. Nella stessa chiesa è custodito anche il corpo del B. Ugolino, rivestito di seta color tané con cuscino sotto il capo. Era stato il Vescovo Giovanni Francesco Passionei (1641-57) a farlo collocare sotto l’altare maggiore senza alcuna formalità.

Beata Michelina Metelli (Pesaro 1300 – Ivi 1356) – 19 Giugno
Figlia di Deutaleve Uomodisanpietro ricco possidente di Farneto, nacque a Pesaro nel 1300. Il cognome, prima abbreviato in Leve, fu mutato nel secolo XV in Metelli. La nobiltà della sua famiglia le favorì il matrimonio con uno dei Signori Malatesta di Pesaro, il quale la sposò all’età di 12 anni. Rimasta vedova a 20 anni con un glio, cercò di farlo crescere tra le agiatezze, trascurando un po’ anche l’aspetto religioso. Si riavvicinò a Cristo dopo aver incontrato una certa Soriana (o Siriana), venuta dalla Palestina, accolta come sua ospite e Terziaria Francescana. Morto improvvisamente il figlio, trovò conforto nella spiritualità francescana e chiese di aderire all’Ordine delle Terziarie. Quindi vendette parte dei suoi beni a favore dei poveri, dei carcerati per debiti, dei malati che vive- vano in casa o all’ospedale. Fondò delle “doti” per zitelle giovani e per orfane; beneficò chiese e ospedali. In particolare trasformò una sua villa a Candelara in un Convento per Frati Minori con chiesa dedicata a S. Francesco. Nel 1347, con il Beato Cecco, fondò la Confraternita dell’Annunziata, donandole la sua casa di Via dell’Annunziata, oggi proprietà della Cassa di Risparmio. Al ritorno da un viaggio in Palestina, il mare burrascoso minacciò di a ondare il vascello, ma, grazie alle sue preghiere, si concluse bene per tutti i pellegrini. Ella visse nella morti cazione, nel sacrificio e nella preghiera. Nel 1356 morì nella propria casa di Via Michelina Metelli ed il suo corpo fu seppellito nella chiesa di S. Francesco in una semplice urna. Fu Pandolfo II Malatesta, Signore di Pesaro dal 1340 al 1373, scampato anche lui ad un naufragio al ritorno dalla Terra Santa che, per grazia ricevuta da lei, la fece deporre in un bel sarcofago, che si ammira ancora nella chiesa di S. Francesco (ora Servi di Maria). Fu tenuta in venerazione dai Pesaresi; il suo culto fu riconosciuto dai Papi Clemente XI (1708) e Clemente XII (1737). È considerata la compatrona di Pesaro.

PREGHIERA
O Dio, consolatore delle vedove,
che nella beata Michelina Metelli hai dato alla Chiesa
un sublime esempio di carità e pazienza,
fa’ che per la sua intercessione
affrontiamo serenamente le difficoltà della vita
e non ci separiamo mai da te.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Beato Sante Brancorsini (Montefabbri di Colbordolo 1343 – Mombaroccio 1394) – 14 agosto
Fin dal 1223 era sorto nel territorio tra Mombaroccio e Montegiano il convento di S. Maria di Scotaneto, che venne chiamato “del Beato Sante” dopo che vi morì in concetto di santità fra’ Sante Brancorsini. Questi, di nome Giansan- te, era nato da famiglia nobile a Montefabbri, nel territorio di Colbordolo, nel 1343. I genitori gli fecero studiare a Urbino Diritto per farne un avvocato. Ma egli non volle usufruire del titolo di Dottore e tornò al suo paese. Qui gli capitò un caso funesto simile a quello descritto dal Manzoni per P. Cristoforo: ferì a morte un amico che non gradì il suo intervento in una contesa. L’uccisione in- volontaria gli provocò angoscia e desiderio di penitenza: trovò tuttavia sereni- tà nel convento di Scotaneto, dove si ritirò nel 1362 e visse da laico con il nome di fra’ Sante. Penitenza, preghiera ed eucaristia furono i cardini della sua vita religiosa. Morì tra il 14 e 15 agosto 1394, dopo aver compiuto molti prodigi e poi continuò a farne lungo i secoli. Il primo fu la nascita di un giglio scaturito sulla sua tomba con la radice nel suo cuore. Il suo culto fu approvato dal Papa Clemente XIV l’11 agosto 1770 e dalla concessione dell’Ufficio proprio fatta da Pio VII il 24 settembre 1822.

Beata Felice Meda (Milano 1378 – Pesaro 1444) – 28 settembre
La B. Felice Meda non è di origine pesarese, ma fu molto venerata dai Pesaresi. Nacque a Milano nel 1378 da nobile famiglia. Rimasta orfana, distribuì il suo patrimonio per opere di beneficenza e di pietà, scegliendo la vita religiosa. Ac- colta nel monastero di S. Orsola a Milano, a 22 anni (1400) emise la professione solenne e dopo 25 anni fu nominata badessa. Poiché a Pesaro necessitava una guida per istruire le neo-clarisse, tutte ex Terziarie Francescane, del Monastero del Corpus Domini appena fondato, per consiglio di S. Bernardino da Siena, fu inviata Felice Meda con sette consorelle. Ella non solo resse il monastero per un quinquennio (dal 1439) con molta saggezza e bontà, ma fece del bene a tutta la comunità cristiana, no alla morte avvenuta nella notte tra il 29 e 30 settembre 1444, all’età di 66 anni. Il suo corpo, rimasto integro e flessibile, divenne meta di venerazione. Più tardi il Duca Guidobaldo II Della Rovere (1538-74) lo fece collocare in nuova urna nel Coro delle Monache della chiesa del Corpus Domini assieme alla Beata Sera na Sforza e al miracoloso Crocifisso donato da S. Bernardino da Siena. Soppresso il monastero nel 1810, nella notte tra il 3 e il 4 settembre dello stesso anno il corpo della B. Felice, della B. Sera na ed il Crocifisso furono traslati in Duomo nella cappella di S. Agata e di lì nella Cappella di S. Pietro, oggi Cappella delle Beate.

PREGHIERA
O Padre, nostra salvezza,
accogli le preghiere di questa tua famiglia
che si rallegra nel ricordo della beata Felice Meda
e fa’ che, profondamente rinnovata nello spirito,
si consacri per sempre al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Beato Pietro Gualcerano (Villafranca di Barcellona 13.. – Pesaro 1418) dell’ordine Gerolamita
Il Monte S. Bartolo, che prende il nome da una chiesetta dedicata a San Bartolomeo Apostolo, nel secolo XIII veniva detto Monte degli Eremiti, perché in esso vivevano diverse persone desiderose di condurre la vita nella solitudine, nella preghiera e nella mortificazione. Nella seconda metà del secolo XIV (pare nel 1365) venne qui anche lo spagnolo Pietro Gualcerano di Villafranca di Barcellona (Spagna) assieme al suo compagno Giovanni Berengario da Valenza. Pietro Gualcerano visse nella preghiera e nella penitenza. Morì nel 1418 ed il suo corpo fu custodito e venerato sotto l’altare della stessa chiesetta, dove ancor oggi si trova. Una lapide riporta la frase: “Corpus B. Petri Hispani – 1418”. Nel loculo ci sono due teschi, per cui si crede che anche il suo compagno sia stato sepolto con lui. Si parla di vari miracoli operati da lui, tra questi la guarigione di Sante Arduini (1420) e quella di Maria Teresa Genga (1771). A Pesaro, è considerato il protettore dei bambini.

Beato Paolo Bigoni (1400 – 1498)
Servo di Maria e fondatore del Convento di Santa Maria di Montegranaro. Nonostante fosse nato a Chiari (Brescia), può essere annoverato tra i Santi pesaresi perché trascorse gran parte della sua vita nella nostra terra, illuminandola con la sua dottrina e santità. A Pesaro giunse per predicare, dopo aver peregrinato in molte altre città, tra cui Padova, dove aveva conseguito il dottorato in Teologia. Fu priore del convento di Montegranaro, Provinciale dell’Ordine della Marca Anconetana (1471), Vicario Generale dell’Osservanza dei Servi a Bergamo (1479). Prevalentemente però lo troviamo a Pesaro, la cui Diocesi, secondo alcuni biogra , sarebbe stato chiamato a reggere come Vescovo: incarico che avrebbe ri utato per vivere con semplicità e umiltà. Alla sua morte, avvenuta probabilmente nel 1503, dopo una vita molto lunga, di oltre cento anni, come è detto nella “Istitutio dell’ Albrizzi, grande fu il compianto della città di Pesaro, che avrebbe voluto onorarlo con una degna sepoltura. Ma i Padri Serviti, per non venir meno ai desideri del Beato, seppellirono il suo corpo in terra, senza “honore alcuno d’ arca o sepolcro”.

Beato Tommaso Vitali (Endenna di Bergamo 1425 – Pesaro 21.12.1490) Servo di Maria
Il Beato Tommaso Vitali visse nel romitorio di Monte Granaro di Pesaro assieme al Beato Paolo Bigoni da Chiari (BR) e al Beato Bonaventura da Forlì i quali insieme formarono una comunità di intensa spiritualità mariana, i cui cardini furono la preghiera, lo studio, il lavoro manuale e la predicazione. Il beato Tommaso crebbe nella grazia del Signore per le penitenze, le veglie e i digiuni; predicò Cristo Crocifisso, la sofferenza e l’amore per l’uomo peccatore, vivendo uniformemente a quanto predicava. Ascoltava con pazienza le confessioni dei fedeli e dimostrò di saperli guidare verso la santità. Morì a Pesaro nel 1490. Il suo corpo fu custodito nella chiesa di Monte Granaro no al 1650 e successivamente nella chiesa di S. Maria delle Grazie; poi, nel 1922, demolita questa chiesa e trasferitisi i Servi di Maria nella chiesa di S. Francesco, anche il suo corpo venne collocato sotto l’altare dedicato ai Sette Santi Fondatori dell’Ordine Servita.

Beata Serafina Sforza, già Sveva di Montefeltro (Urbino 1434 – Pesaro 1478) – 9 settembre
Sveva da Montefeltro nacque alla corte dei Signori di Urbino da Guidantonio e Caterina Colonna nel 1434; era la minore di cinque gli, oltre al fratellastro Federico (1422-1482), il famoso duca di Urbino. Morti il padre nel 1443, il fratello Oddantonio nel 1444, della cui morte si so- spettava il Duca Federico che non gradiva contrasti nel potere, e la madre nel 1445, Sveva fu trasferita a Roma presso la famiglia Colonna, dalla quale ricevette una buona educazione culturale, morale e religiosa. Nel 1447 Sveva tornò a Pesaro per sposare Alessandro Sforza, vedovo di Costanza Varano da cui aveva avuto due gli, Battista e Costanzo. Poiché Alessandro Sforza era molto impegnato nelle imprese militari, a Sveva toccò il compito di reggere la Signoria di Pesaro, cosa che fece con avvedutezza. Completati gli impegni militari nel 1457 lo Sforza, tornato a Pesaro, diede subito segno di disprezzo per la moglie Sveva: ospitò a corte una certa Pacifica Samperoli di Montelevecchie; cercò di disfarsi della moglie tentando di avvelenarla; la accusò di adulterio, la relegò nel monastero del Corpus Domini dove Sveva nel 1460, per amore del Signore, accolse la vita monastica e, con indulto della Santa Sede, fece la professione solenne assumendo il nome di Suor Sera na. Nel 1468 Alessandro Sforza, per consiglio del Religioso fra’ Giacomo della Marca, tornò a vita morigerata: allontanò Paci ca Samperoli, restituì a Suor Sera na la dote che questa gli aveva dato, affinché se ne servisse per le necessità del monastero che già lei da badessa dirigeva e spesso ritornava da lei per chieder- le consigli. Suor Sera na morì santamente l’8 settembre 1478 e venne venerata per grazie e miracoli ottenuti per sua intercessione. Nel 1748 il Vescovo Luigi Umberto Radicati aprì il processo di beatificazione e nel 1754 la Sacra Congregazione dei Riti emanò il decreto di beatificazione sottoscritto dal Ponte ce Benedetto XIV. Nel processo si comprese che le accuse di adulterio erano di parte, fatte proprio dal marito infatuato dalla passione per Pacifica Samperoli e si dedusse che tali accuse avevano provocato in Sera na una pena immensa sopportata per amore del Signore ed avevano favorito il riconoscimento dell’eroicità delle sue virtù.

PREGHIERA
O Dio, che nella beata Serafina Sforza
ci hai dato uno straordinario esempio di pazienza
e di perfezione cristiana,
concedici, ti supplichiamo, di formarci ai suoi esempi
e di essere liberati, per la tua protezione, da ogni male.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Beato Pietro Giacomo (Pesaro 1447 – ivi 1496) Agostiniano
Il Beato Pietro Giacomo, vissuto due secoli dopo S. Nicola da Tolentino, nacque a Pesaro nel 1447. Sentendosi chiamato alla vita monastica, entrò nell’ordine degli Agostiniani. Si laureò in Teologia, insegnò a Perugia, Bologna, Firenze, rafforzando la sua cultura con la spiritualità, la preghiera e la penitenza. Lasciato l’insegnamento, fu chiamato alla predicazione. Nel 1492 fu eletto Provinciale e dopo il triennio, tornò in Valmanente (località S. Nicola di Pesaro), ove nel 1496 fu chiamato dal Signore alla vita eterna. Essendo morto in concetto di santità, il suo corpo fu posto in una urna custodita nella stessa chiesa in venerazione dei fedeli che ottennero da lui grazie, favori e miracoli, operati lungo i secoli. Il titolo di Beato gli fu riconosciuto dal Papa Pio IX nel 1849.

PREGHIERA
O Dio, Padre della luce, tu in ogni tempo susciti nella Chiesa sapienti maestri nella fede; infondi in noi i doni del tuo Spirito perché, seguendo l’esempio del beato Pietro Giacomo, viviamo con coerenza la fede che ci hai donato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Beato Marco Scalabrini (Modena 14.. – Pesaro 1498) Domenicano
Il B. Marco Scalabrini non è nato a Pesaro, ma lo possiamo considerare un beato della nostra comunità cristiana, perché visse a lungo qui a Pesaro e vi morì. Non sappiamo esattamente quando nacque, ma certamente nella prima metà del secolo XV a Mocogno di Modena. Giovinetto entrò nell’ordine domenicano della sua città, dove si formò culturalmente e spiritualmente; quindi fu inviato in diverse città per la predicazione. Da diversi attestati risulta che fu a Pesaro dal 1481 al 1493, pare fosse stato anche Priore del nostro convento, ovviamente quello dell’attuale Piazza delle Erbe, la cui chiesa, ora Palazzo delle Poste, aveva la fiancata nell’attuale Piazza del Popolo. Da Priore governò con saggezza, prudenza e carità, tanto che molti sofferenti e bisognosi accorrevano a lui e venivano soddisfatti. Il B. Marco morì nel 1498 ed il suo corpo fu sepolto nella fossa comune dei Religiosi Domenicani, ma poiché molti fedeli volevano fargli visita per venerarlo, fu trasferito nella chiesa di S. Domenico ed ivi custodito fino all’indemaniamento della chiesa e del convento nell’anno 1861-62. Di qui fu traslato nella cappella di S. Terenzio in Cattedrale. La diocesi di Modena richiese la sue reliquie, che ora sono custodite a Modena.

Beato Giambattista Lucarelli (Montelevecchie 1540 – Napoli 1604) Ordine Francescano Minore Conventuali
Nacque a Montelevecchie, oggi Belvedere Fogliense, nel 1540. Fin da ragazzo entrò nell’ordine dei Frati Minori Conventuali di Mondaino, dove era Guardia- no lo zio P. Nicola Lucarelli. Studiò Teologia no a conseguire il titolo del Dottorato. Nel 1571, in occasione della battaglia di Lepanto (7 ottobre), fu inviato dal Papa S. Pio V a fare da confessore ai soldati del Duca di Urbino che vi partecipava con 6.000 metaurensi. Alla ricerca di una vita più mortificata, si recò in Spagna per unirsi ai Riformati Scalzi, detti Alcantarini. Per conto di questo Ordine religioso fu missionario e viaggiatore negli anni 1576-87. La sua vita missionaria fu descritta da lui stesso in una relazione presentata al Card. Alessandro de’ Medici, che divenne Papa Leone XI nel 1605 per soli 27 giorni. Tornato in Italia, continuò la sua missione di predicatore soprattutto per le quaresime. Fondò alcuni conventi della riforma di S. Pietro di Alcantara. Fu un religioso molto considerato non solo da Papi, ma anche da S. Filippo Neri e S. Felice da Cantalice i quali lo considerarono subito un Santo. Morì in concetto di santità in un convento di Napoli, ove si iniziò un processo di beatificazione, che non fu portato a termine. Il suo corpo fu sepolto in una tomba diversa da quella della sua Famiglia Religiosa, per cui è divenuta irreperibile.

Padre Giuseppe Bocci (1885 – 1974) Servo di Dio e Venerabile
Giuseppe Bocci (al secolo Giulio) nasce a La Corva, frazione di S. Elpidio a Mare, diocesi e provincia di Fermo (allora provincia di Ascoli Piceno), il 15 marzo 1885. Veste l’abito religioso il 2 giugno 1900 a Camerino; fa la professione perpetua il 2 novembre 1907 nel convento di Pesaro. Viene ordinato sacerdote nella cattedrale di Rimini il 21 dicembre 1907 e celebra la prima messa solenne nella chiesa dei cappuccini di Pesaro il giorno di Natale. Durante la prima guerra mondiale presta servizio come cappellano militare ininterrottamente dal 24 febbraio 1916 al 20 ottobre 1918. Trascorre la vita in diversi conventi delle Marche e giunge nel 1928 in quello di Pesaro. Nel 1930 fonda l’Opera delle Vocazioni, di cui diviene direttore e promotore tramite la stampa del periodico Pace e Bene. Il suo carisma vocazionale lo porta a fondare a Pesaro la “Casa Francescana”, divenuta centro di spiritualità diocesana negli anni 1950- 1990, e l’Istituto “Volontarie Francescane delle Vocazioni”. Animato da grande devozione eucaristica e mariana, guida numerosi fedeli non solo attraverso il confessionale e la direzione spirituale, ma anche tramite la stampa di cui resta- no numerose lettere, oltre 1800 “elevazioni spirituali”, 150 foglietti di “direzione spirituale”. Muore il 23 novembre 1974 nel convento di Pesaro che era stato per 46 anni centro del suo apostolato vocazionale. Le esequie funebri sono un’apoteosi. La causa diocesana di beatificazione, iniziata nel 1995, si conclude il 25 novembre 2000 sotto la presidenza di S. E. R. Mons. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Pesaro. In data 23 febbraio 2023 il Santo Padre, Papa Francesco, ha promulgato il decreto di Venerabilità del Servo di Dio padre Giuseppe Bocci.

Preghiera per la glorificazione del servo di Dio Padre Giuseppe Bocci
Signore Gesù, che hai scelto come tuo Sacerdote Padre Giuseppe Bocci, fa’ che, con la sua vita e attività vocazionale, risplenda ai fratelli come segno di santità e disponibilità alla chiamata di Dio.
Concedimi, per sua intercessione, la grazia che ti chiedo con fede (esprimere con parole proprie la grazia richiesta).
Non guardare, Signore, alla mia povertà, ma ai meriti del Padre Giuseppe che tanto ti ha amato.
Fa’, o Gesù, che io rimanga fedele alla tua volontà… e donami la tua benedizione.
Amen.

3 Gloria al Padre