Parrocchia Santi Giacomo e Lucia – Pesaro

Via Passeri, 61 – 61121 Pesaro
Tel.: 0721 69296
E-mail: cattedralepesaro@gmail.com
sito: www.domuspesaro.it

Consacrata: 1611
Festa del titolare: 13 dicembre
Persone n.: 1700
Parroco: Sac. Stefano Brizi
Vicari parrocchiali: Sac. Roberto Sarti | Sac. Giuseppe Leone
Aiuto Pastorale: Sac. Giovanni Paolini | Sac. George Sinoj |

Parrocchia Santi Giacomo e Lucia

Da: Parrocchia di San Giacomo Maggiore, ab immemorabili (sita in Piazza Olivieri)

da: Parrocchia di Santa Lucia, ab immemorabili (sita prima in Via Maternità, poi in via Passeri)

e da: Parrocchia dei Santi Paterniano e Lucia, dal 1816 (sita in Via Passeri)

a: Parrocchia dei Santi Giacomo e Lucia, dal 1987 (sita in Via Passeri) (nata accorpando le due ex

    Parrocchie di S. Giacomo Apostolo e dei Santi Paterniano e Lucia)

 

La Parrocchia dei Santi Giacomo e Lucia è stata costituita dal Vescovo Gaetano Michetti con decreto del 15 dicembre 1987 accorpando le parrocchie di S. Giacomo Apostolo con quella dei Santi Paterniano e Lucia, che già godevano di una lunga e gloriosa storia.

La prima aveva in antico il titolo di S. Giacomo Maggiore e S. Biagio Vescovo e Martire, ma già da prima del 1574, conservava soltanto quello di S. Giacomo. Era la parrocchia più piccola della città, ma anche una delle più antiche, avendo fornito la denominazione da tempo immemorabile (forse all’inizio dell’era comunale) ad uno dei quattro quartieri in cui era diviso l’abitato cittadino. Della sua antichità fanno fede una Bolla di Papa Alessandro II del 1062 conservata nell’Archivio del Monastero di S. Michele di Pisa, un privilegio di Papa Lucio III del 1184, oltre a un antico Istrumento Notarile del 1218 e ad un altro privilegio di Papa Alessandro IV del 1259. Dalla pianta topografica del Blaeu si riscontra che la chiesa era al centro dell’attuale Piazza Olivieri e isolata, con la facciata verso la via Almerici e l’abside verso via Sabbatini. Essendo poi cadente per la vetustà e i sinistri dovuti a scadimento ed intemperie, nel 1678 fu riedificata nella posizione attuale. La ricostruzione fu terminata verso la fine del ‘600. In essa si conservano diverse opere artistiche, tra cui la Pala d’altare attribuita a Giovanni Santi, oltre al monumento funerario del celebre erudito Annibale Degli Abati Olivieri, realizzato dallo scultore Sebastiano Pantanelli su disegno di Gian Andrea Lazzarini. Dal 2015 funge da Chiesa dell’Adorazione al posto della chiesa della Maternità.

La chiesa parrocchiale, intitolata a Santa Lucia, che risale ai tempi delle Signorie, è quella che era dedicata alla Maternità di Maria SS.ma. Ancora il suo portale in pietra bugnata conserva lo stemma dei Della Rovere e la scritta “Santa Lucia”. Essa subì vicende complicate: era nel quartiere di S. Giacomo, affiancata da un lato da un magazzino del nobile Annibale degli Abbati Olivieri, dall’altro dalla casa di abitazione del Signor Francesco Zacconi e, negli altri due lati, dalla strada. La Parrocchia di S. Lucia, che aveva sede da tempi remoti in questa chiesa, aveva un vasto territorio che si estendeva fino alla località San Giorgio oltre San Pietro in Calibano e Santa Veneranda, poi stralciato con l’istituzione della Parrocchia di S. Pietro in Calibano nel 1665/66. Fu il Visitatore Apostolico Mons. Ragazzoni, Arcivescovo di Famagosta, mandato da Papa Gregorio XIII nell’anno 1574, a decretare che venisse eretta, per la dovuta cura dei fedeli, la parrocchia di San Pietro in Calibano (Cfr.: G. Allegretti, La visita apostolica della diocesi di Pesaro (1574), in “Frammenti” 2, pp.74-76). Ma il decreto ebbe esecuzione solo nel 1665, e alla parrocchia di Santa Lucia fu conservato il diritto di decimare, con l’obbligo però di corrispondere annualmente a S. Pietro in Calibano 10 staia di grano. Intanto nel 1609 i Padri Chierici Teatini avevano eretto lungo l’attuale Via Passeri, sulle fondamenta gettate dalla Confraternita della Croce, oltre ad un convento, anche una chiesa che intitolarono a S. Carlo Borromeo (la prima nel mondo cristiano dedicata a tale Santo) e consacrarono nel 1611, ma non fu mai parrocchia, essendo nel territorio giurisdizionale di S. Lucia. Con l’indemaniamento del 1810 da parte del Regno d’Italia napoleonico, la chiesa di S. Carlo fu concessa alla parrocchia di S. Lucia ed il convento fu ceduto al Regio Demanio. Nel 1816 avvenne il trasferimento del capitolato di S. Lucia da questa chiesetta (detta Chiesa della Maternità e dal 1933 Chiesa dell’Adorazione) a quella intitolata S. Carlo Borromeo. Da allora la chiesa di S. Carlo Borromeo perse il proprio titolo ed assunse quello di Parrocchia dei Santi Paterniano e Lucia. Dopo il 1860, l’Abate don Vincenzo Ortolani, parroco di detta Parrocchia dei Santi Paterniano e Lucia, acquistò dal Demanio l’ex convento degli Oblati di San Carlo, e vi trasferì la casa parrocchiale, costituendo nell’ala retrostante, sulla via oggi detta “Del Teatro”, tre Benefici Ecclesiastici per altrettanti sacerdoti a servizio della parrocchia.

Il Vescovo Gaetano Michetti con decreto del 15 dicembre 1987 accorpò la parrocchia dei Santi Paterniano e Lucia con quella di S. Giacomo Apostolo, e dall’unione nacque la Parrocchia dei Santi Giacomo e Lucia. Questa il 18.10.2016 è stata conglobata dall’Arcivescovo Mons. Piero Coccia nella Unità Pastorale del Centro Storico (Cattedrale, SS. Giacomo e Lucia, S. Giuseppe, S. Agostino, SS. Cassiano ed Eracliano).

 

CHIESE E ORATORI NEL TERRITORIO DELLA PARROCCHIA

 

– Chiesa Monumentale S. Giovanni Battista in Pesaro

La prima dimora dei Frati Minori a Pesaro risale alla fine del ‘300 o agli inizi del ‘400. Certamente essi erano presenti nel 1438 quando furono incaricati di seguire la spiritualità delle monache clarisse del Corpus Domini. In tale periodo essi risiedevano fuori Porta Collina, presso il “Viridarium”, nella chiesetta intitolata a S. Giovanni Battista, che dovettero abbandonare per l’insalubrità dell’aria. Per questo nel 1463 si trasferirono nella chiesa di S. Eracliano situata nei pressi di Porta Rimini. Intanto per loro, su ordine del Duca Alessandro Sforza, l’architetto Luciano Laurana progettò e costruì un nuovo monastero e nuova chiesa (consacrata nel 1499) intitolati allo stesso S. Giovanni Battista, siti nelle vicinanze del ponte sul fiume Foglia. Poco dopo averne preso possesso, l’anno 1535 i frati furono costretti ad abbandonare chiesa e convento, perché risultavano di ostacolo all’attuazione del progetto del Duca Francesco Maria I° della Rovere che desiderava fortificare e dare un nuovo assetto strutturale alla città. I frati così dovettero ritornare nel decadente convento di S. Eracliano. Il Duca Guidubaldo II ebbe cura di offrire loro una nuova sede, facendo erigere da Girolamo Genga un complesso architettonico veramente grandioso portato a termine dal figlio Bartolomeo e definito dal Vasari “il bel S. Giovanni”, nonostante l’esterno (facciata e fiancata di destra) sia rimasto incompiuto. Qui i Minori rimasero fino al 1861, allorché convento e chiesa furono indemaniati ad esecuzione del Decreto del Commissario Regio Lorenzo Valerio, ma dopo diverse peripezie i Religiosi poterono riottenere sia la chiesa, che riaprirono al culto nel 1926, sia alcune stanze del convento che era stato adibito a distretto militare ed ora è sede della biblioteca comunale. Alla monumentale struttura architettonica corrisponde all’interno un ricco e artistico apparato decorativo tra cui: il settecentesco organo di Francesco Polinori (fatto ristrutturare dal M° P. Armando Pierucci per gli studenti del Conservatorio nel 1970), la Cappella delle stimmate con statue in stucco di Giuseppe Mazza con al centro L’estasi di S. Francesco d’Assisi, il monumento scultoreo in memoria di Giulio Perticari, la Natività di Nostro Signore della scuola del Barocci, una Visione di S. Carlo Borromeo di Giangiacomo Pandolfi, un crocifisso ligneo scolpito da fra’ Innocenzo da Petralia. I frati Minori svolgono molte attività per la Diocesi: oltre al servizio all’ospedale “San Salvatore”, curano la pastorale della salute tra gli ammalati, seguono la Casa Accoglienza “fra Arduino Priori”, il gruppo “Eccomi” del movimento RnS e il Gruppo Scout “Pesaro 1”.

 

 – Chiesa di San Giacomo in Pesaro

da: Parrocchia dei Santi Giacomo Maggiore e Biagio, Vescovo e Martire, ab immemorabili

a:   Chiesa dell’Adorazione, dal 2015

 

Uno dei quartieri della città in antico (forse all’inizio dell’era comunale) aveva il nome di S. Giacomo tratto dalla Parrocchia dei Santi Giacomo Maggiore e Biagio Vescovo e Martire, ma già dalla Visita Apostolica di Mons. Girolamo Ragazzoni del 1574 risulta che detta Parrocchia conservasse soltanto il nome di S. Giacomo (par. Sancti Jacobi). Della sua antichità fanno fede una Bolla di Papa Alessandro II del 1062 conservata nell’Archivio del Monastero di S. Michele di Pisa, un privilegio di Papa Lucio III del 1184, un antico Istrumento Notarile del 1218 ed un altro privilegio di Papa Alessandro IV del 1259.

Dalla pianta topografica del Blaeu, (1663) si riscontra che la chiesa era al centro dell’attuale piazza Olivieri ed isolata con la facciata volta verso Via Almerici e l’abside verso Via Sabbatini. Essendo ormai cadente, nel 1678 fu riedificata nella posizione attuale con la facciata in stile classico e fu terminata verso la fine del ‘600. All’interno si ammira sull’altar maggiore l’affresco raffigurante la Madonna della pace con il Bambino tra due angeli, risalente alla fine del secolo XV, attribuito a Giovanni Santi, padre di Raffaello, staccato dalla chiesa precedente. A sinistra dell’altare maggiore sorge il monumento funebre, realizzato su disegno di Andrea Lazzarini, in onore di Annibale Degli Abati Olivieri il cui busto marmoreo fu eseguito, nel 1792, dallo scultore pesarese Sebastiano Pantanelli e l’iscrizione fu dettata da Stefano Antonio Marcelli. Sulla parete destra è appesa la tela del pittore Agostino Castellacci da Pesaro raffigurante i Santi Biagio e Apollonia. Di fronte a questa sta la tela di Giovan Francesco Ferri (1704-1774) che rappresenta la Vergine e Sant’Anna. La chiesa è dotata anche di un organo Callido.

Fu sede parrocchiale autonoma finché il Vescovo Gaetano Michetti con decreto del 15 dicembre 1987 accorpò le due parrocchie di S. Giacomo Apostolo e quella dei Santi Paterniano e Lucia, denominandole Parrocchia dei Santi Giacomo e Lucia. Questa nel 2000 venne a far parte dell’unità pastorale del centro storico assieme alla Cattedrale e a S. Giuseppe. La chiesa di San Giacomo recentemente fu restaurata, ritinteggiata e benedetta solennemente dall’Arcivescovo S. E. R.ma Mons. Piero Coccia con lo scopo di costituirla chiesa dell’Adorazione del SS.mo Sacramento, offrendo ai fedeli un servizio spirituale giornaliero, garantito dalla giovane Comunità Bet’el (Casa di Dio).

 

 – Monastero di Santa Maria Maddalena, dell’Ordine di S. Benedetto

Nel territorio della ex Parrocchia di S. Giacomo, a pochi metri di distanza, sorgeva la chiesa di S. Maria Maddalena e dell’annesso convento che ospitava le Monache Benedettine. Questo occupava, sulle mura, l’angolo opposto a quello di Santa Chiara ove vivevano le Clarisse. La prima menzione di esso risale al 1269 e pare che la chiesa sia stata consacrata nel 1325. Nel 1373, dopo un incendio, fu quasi completamente rifatto con il favore del Vescovo Leale de’ Malatesti. Monastero e chiesa vennero restaurati alla fine del secolo XVIII, precisamente tra il 1740 e il 1745: il monastero dal Tranquilli e la chiesa, a croce greca, su disegno di Luigi Vanvitelli, fu consacrata dal Vescovo Rocco Maria Barsanti il 20 maggio 1781. La Piazza Del Monte che dava adito al sacro complesso era chiusa da un muro con portone ad arco. Il convento fu soppresso una prima volta il 21 settembre 1798; riaperto, nel 1861 per decreto Valerio fu incamerato, costringendo le monache a lasciarlo benché fossero più di sei, perché considerato di pubblica utilità (Cfr.: G. Vaccaj, Pesaro – Pagine di storia e topografia, Pesaro 1909 – Edizione a cura di Roberta Martufi, Flaminia, Pesaro, 1984, pp. 31-32]. Il convento fu ridotto prima ad asilo infantile, poi ad Istituto scolastico. E’ rimasto salvo lo Scalone Vanvitelliano. La chiesa, chiusa al culto e sconsacrata, servì prima come magazzino e poi come palestra; recentemente è stata ristrutturata per essere adibita a mostre. In essa sono ancora custodite le pale d’altare di Gian Andrea Lazzarini (1710-1801): La Maddalena e le Marie al Sepolcro (1744), S. Benedetto con Santa Scolastica, San Mauro e San Placido (1746) e il Riposo durante la fuga in Egitto (1748).

 

(a cura del prof. Dante Simoncelli)