La natura umana cerca la comunità e non l’immunità

Intervista a S.E. Mons. Piero Coccia, Arcivescovo

L’Arcivescovo Piero Coccia interviene sulle tante difficoltà sociali causate dall’emergenza sanitaria e sulla testimonianza che la Chiesa e i fedeli continuano ad offrire alla società

Intervista a cura di Paola Campanini

Chiese chiuse, matrimoni e funerali sospesi, celebrazioni trasmesse in tv senza fedeli: non è un percorso indolore quello con cui i cattolici stanno fronteggiando l’attuale situazione. Che cosa ci insegna questa crisi?

Tanti cattolici hanno sofferto per le limitazioni imposte alla pratica della loro fede. Ma proprio il dolore di questa privazione ha portato più chiaramente alla luce la forte esigenza dei fedeli di partecipare alle celebrazioni liturgiche e soprattutto la coscienza del valore dell’Eucaristia, che è il culmine della vita della Chiesa e la vera sorgente di comunione, attraverso cui la comunità ecclesiale vive e si rinnova. È emersa anche l’esigenza di celebrare la Parola del Signore, i cui criteri valutativi accompagnano e orientano la vita dei credenti, sostenendoli e illuminandoli soprattutto nei momenti di gravi difficoltà o di estrema sofferenza, come quello che stiamo vivendo.

In questo periodo di restrizioni, comunque, la Chiesa non ha mai smesso di essere vicina alle persone più indigenti, soccorrendole anche nelle necessità materiali.

Certamente. La Caritas ha varato un documento operativo di aiuti per garantire la prossimità alle persone più deboli che quotidianamente si rivolgono alla nostra Arcidiocesi. Non si sono fermati il Centro di Ascolto diocesano e il Centro per la salute. Proseguono la consegna dei pacchi viveri alle famiglie più in difficoltà, la distribuzione di buoni spendibili nei supermercati cittadini, l’assistenza ai senzatetto, le attività delle Caritas parrocchiali. In questo momento di lotta globale al coronavirus e alle povertà vecchie e nuove che il virus trascina con sé, emerge la generosità della gente ed una creatività feconda che si esprime a vari livelli.

Che valore ha tutto questo all’interno di una cultura come la contemporanea, dominata dall’individualismo e dall’egocentrismo?

Tutto questo rivela che, al di là dei condizionamenti culturali da tutti più o meno subiti, esiste nella natura umana una radicata esigenza di communitas che si oppone alla cultura dell’immunitas, dell’individualismo esasperato, diffusasi da tempo in occidente. Stiamo riscoprendo quanto vera e profonda sia nelle persone l’esigenza di appartenere a una comunità, di vivere relazioni fraterne, di non fermarsi al lamento, ma di impegnarsi in modo costruttivo per il bene comune.

A proposito di bene comune, c’è stata collaborazione tra Chiesa e istituzioni civili?

La collaborazione è stata e continua ad essere costante. Sono state concordate alcune iniziative, come l’affidamento della nostra città alla Vergine delle Grazie o la commemorazione delle vittime del coronavirus; la Caritas sta collaborando con il Comune per affrontare le diverse povertà; sono frequenti anche i rapporti con la Regione, i vari sindaci e i prefetti. C’è la consapevolezza di dovere lavorare tutti nella stessa direzione: sostenere la ripresa, con interventi sia materiali che spirituali.

Si può dire dunque che dentro questa drammatica esperienza della pandemia, la Chiesa di Pesaro ha camminato in quella direzione di “sinodalità” ed “esodalità” che è stata indicata come orizzonte del corrente anno pastorale?

L’esperienza della pandemia, pur nella sua drammaticità, ha costituito e costituisce per la Chiesa di Pesaro un forte richiamo a testimoniare, in forme nuove e impreviste, il suo essere sinodale ed esodale. Ci ricorda che camminare insieme – sinodalità – è la via costitutiva della Chiesa, quella che ci permette di interpretare la realtà con gli occhi e il cuore di Dio e di essere seni della vita in questo tempo ferito. E ci ricorda anche che mettersi sulle strade del mondo – esodalità – è l’altra dimensione della Chiesa, perché le gioie e le ansie, i dolori e le sofferenze del mondo sono anche le gioie e le ansie, le tristezze della Chiesa, di tutti i credenti in Gesù Cristo.

Ci può dare qualche anticipazione sulla riapertura delle chiese e delle celebrazioni?

C’è un dialogo in corso. Stiamo aspettando le indicazioni della Presidenza del Consiglio e le disposizioni della CEI.