SINTESI FINALE DEL CAMMINO SINODALE DELL’ARCIDIOCESI DI PESARO – Fase di “ascolto” 2022

ARCIDIOCESI DI PESARO

CAMMINO SINODALE DELLA CHIESA ITALIANA SINTESI FINALE

 COME E’ AVVENUTA LA CONSULTAZIONE

 L’esperienza del cammino sinodale che è stata proposta alla Chiesa italiana ha riservato non poche sorprese da quando i Vescovi l’hanno presentata. Dopo una fase iniziale di generale titubanza e forse anche timori legati al lavoro da molti ritenuto “gravoso”, si sono verificati un risveglio ed un entusiasmo inattesi, specialmente tra i fedeli laici, opera dello Spirito Santo che “soffia quando vuole e dove vuole”: questa è una delle prime certezze che il cammino sinodale ha posto nella nostra Arcidiocesi.

Le modalità di coinvolgimento delle varie realtà e persone sono certamente state ispirate dallo Spirito in quanto la creatività non è mancata. L’incontro tramite riunioni e conferenze è stato il più gettonato (si è cercato di farlo in particolare con i giovani, per creare occasioni di prossimità dopo l’esperienza del distanziamento), ma dovendo fare i conti con la pandemia ancora in corso, le parrocchie si sono organizzate anche attraverso incontri in modalità on-line, così come con interviste personali, soprattutto con chi non frequenta gli ambienti, e questionari messi a disposizione nelle chiese.

In questa prima fase di ascolto, le realtà maggiormente coinvolte sono state sostanzialmente e in maggior numero percentuale quelle che gravitano negli ambienti ecclesiali. Si può comunque dire che l’ascolto è stato trasversale sia in ordine all’età (dai più giovani ai più anziani), in ordine al proprio stato di vita (famiglie allargate, genitori e figli, single, persone accompagnate sentimentalmente, religiose e religiosi, sacerdoti e diaconi, ecc.), e anche allo status sociale (professionisti, operai, impiegati, mondo della scuola, della politica, del tempo libero, ecc.).

Tuttavia occorre anche osservare che la maggioranza dei contributi provenienti dalle parrocchie lamenta il fatto che sia stato difficile coinvolgere le famiglie dei bambini e ragazzi che frequentano i percorsi di iniziazione cristiana: paradossalmente, quelli verso cui si dedicano più “energie” sembrano essere più indifferenti all’esigenza di confronto e cammino insieme.

Risulta ancora scarso il contributo delle persone che vivono più “lontano” dagli ambienti ecclesiali, sia perché si fa ancora fatica ad andare incontro a certe persone, sia perché molte di esse non sono interessate ad aprire un dialogo con quanti vivono un’esperienza di fede. A volte si percepiscono i pregiudizi e una certa diffidenza verso gli ambienti di Chiesa, ma accade anche il contrario.

ARGOMENTI E QUESTIONI CHE HANNO DATO ORIGINE A DIVERSI PUNTI DI VISTA

 1. Capacità di ascolto e accoglienza della Chiesa. Su questo aspetto molto incide l’esperienza personale di

Alcuni ritengono che una prassi di ascolto e di confronto tra Chiesa e mondo laico sia quasi del tutto assente, o comunque saltuaria. Sostengono che questo fatto, da un lato, sia riconducibile alla comunità ecclesiale stessa, che trasforma spesso la grazia della fede in un fortino da difendere dalle sfide della realtà (es. in campo bioetico) e non crea occasioni di confronto con gli esterni.

Altri invece credono sia imputabile al mondo laico, il cui contesto culturale non facilita il dialogo, presentandosi rinchiuso in bolle informative difficilmente dialoganti con chi pensa in modo diverso. In sostanza molta comunicazione con i mezzi oggi a disposizione, ma poco dialogo e ascolto reale.

Ad un livello più personale, alcuni lamentano una certa chiusura degli operatori pastorali, che tendono a isolarsi nei loro gruppi di amici, mentre dovrebbero aprirsi e andare incontro a chi entra in chiesa, favorire la conoscenza e i rapporti. Sostengono inoltre che anche i sacerdoti,

forse perché pochi o troppo impegnati, non ascoltano adeguatamente il loro gregge, soprattutto i “lontani” (separati, omosessuali, ecc.) e i giovani con le loro proposte di cambiamento.

Non tutti però riscontrano una carenza di ascolto nella Chiesa. Anzi molti sperimentano, all’interno della vita parrocchiale o dei movimenti, luoghi di amicizia fraterna e di calore umano. La maggior parte di essi ritiene che la Chiesa testimoni una grande apertura alla carità, alla solidarietà, agli “ultimi” e sia impegnata in numerose opere sociali che contribuiscono al bene comune.

Anche nel dialogo con altre culture e altre religioni si evidenzia che la Chiesa sta tentando forme di avvicinamento: ad esempio nel campo dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso sono stati fatti tanti progressi sia in Diocesi che nella Metropolia, ma i suoi tentativi non incontrano sempre altrettanta disponibilità.

2. Interpretazione della “Chiesa in uscita”: per alcuni l’espressione ha soprattutto una valenza culturale e implica l’unità che deve essere perseguita tra fede e cultura, tra fede e vita quotidiana. Per altri ha una valenza più sociale e significa rispondere ai bisogni della società, soprattutto degli “ultimi

Che la Chiesa debba dialogare con le altre culture e con la modernità è un dato universalmente condiviso. Alcuni tuttavia temono che la preoccupazione di mostrarsi sempre accoglienti verso gli esterni (altre religioni e culture laiche) annacqui 1’identità del cristianesimo. Ritengono che il dialogo non debba essere interpretato come volontà di trovare a tutti i costi una posizione che metta d’accordo gli interlocutori, facendo perdere così l’autenticità ed il valore della diversità.

Costoro avvertono l’esigenza di ritrovare un senso identitario e di appartenenza: esigenza che invece oggi sembra trascurata, a vantaggio del richiamo continuo ad aprirsi agli altri. Occorre che il cristiano abbia qualcosa di suo da portare e da mettere a confronto.

Sulla capacità di dialogo della Chiesa incidono: la difficoltà a usare un linguaggio comprensibile ai più; uno stato di “minorità” dettato dagli scandali di cui la Chiesa è oggi accusata, con la conseguente ricerca di “consenso” che la porta a volte ad adeguarsi in qualche modo allo spirito del tempo e del contesto sociale, e non alla forza dirompente del messaggio evangelico.

3. Il modo di intendere la vicinanza ai bisogni. L’attenzione ai poveri e alle persone più disagiate viene riconosciuto come vocazione fondamentale della Chiesa, perché realizza concretamente l’ascolto, il dialogo e l’accoglienza come qualcosa che si può effettivamente “toccare”.

Tuttavia alcuni avvertono il rischio di rendere la Caritas, o i centri di ascolto, una ONLUS, qualora questi enti si staccassero da una vita radicata nella preghiera e nella celebrazione dei sacramenti. L’ascolto dei bisogni economici, finalizzati alla distribuzione di pacchi alimentari e sussidi economici, può fare dimenticare che la tensione dei bisogni materiali è sempre orientata al bisogno fondamentale, la sete di Dio.

Ci sono infine situazioni nelle quali si evidenziano difficoltà relative alle forze a disposizione, che non sono più quelle di una volta. Manca una preparazione specifica, che preveda anche il coinvolgimento di giovani.

4. Diritto della Chiesa di prendere la parola su tutto: è una questione che riguarda il rapporto tra il Magistero e la responsabilità dei laici. Per alcuni l’intervento del Magistero è un’ingerenza inopportuna in un campo, quello della realtà mondana, che non le

Per altri invece è un compito, una missione. Chiedono che la Chiesa come istituzione intervenga di più sui temi sociali, con voce più forte ed in modo diretto, senza delegare gli interventi all’associazionismo cattolico o a persone che pretendono di parlare per conto del Magistero. Questa delega genera incomprensioni, difficoltà e divisioni tra i cattolici su temi che invece sono delicati e importanti.

Infine c’è un’area che non vive questa diversità di ruoli come una frattura, ritenendo che l’insegnamento magisteriale debba essere la guida per l’assunzione di responsabilità che i laici hanno nel mondo.

ASPETTI PROBLEMATICI E PROSPETTIVE

 In generale

  1. Mancanza di chiarezza su che cosa si debba intendere per “camminare insieme. La domanda è: l’unità dei cattolici, che ha il suo fondamento in Cristo e nella celebrazione dell’eucarestia, si deve esprimere anche all’esterno? E come? Questa domanda è emersa perché viene rilevata una differenza notevole tra quanto accade all’interno della Chiesa e quanto all’esterno.

All’interno della nostra Chiesa è molto cresciuta l’esigenza di camminare insieme e si riscontrano diverse esperienze compiute in questo senso (percorsi comuni tra uffici pastorali, tra parrocchie di una stessa Unità Pastorale, tra le parrocchie e la Diocesi), anche se c’è ancora del cammino da compiere. Questo non accade con Movimenti e Associazioni, che seguono autonomamente il proprio metodo e il proprio percorso formativo.

Ma negli ambienti di vita risulta più difficile comprendere come sia possibile testimoniare in modo visibile e concreto l’unità a cui sono chiamati i cristiani, nella infinita differenza delle situazioni e delle esperienze che si vivono. Un cammino e una testimonianza comune negli ambienti di lavoro, nella scuola, nel mondo della cultura, in politica non solo fanno fatica ad emergere, ma in molte situazioni non vengono neppure ritenute opportune e possibili.

In particolare viene sottolineata una difficoltà di rapporto tra ambienti di Chiesa e cattolici impegnati in politica. Normalmente chi sceglie questa strada viene lasciato solo dalla comunità cristiana, mentre avrebbe l’esigenza di essere accompagnato nella formazione socio-politica e sostenuto nella testimonianza.

2. Prevalenza nella Chiesa della dimensione etica e sociale su quella culturale. Alcuni sottolineano che nel mondo cattolico la cultura e, più in generale, la comprensione della realtà che stiamo vivendo, vengano trasmesse prevalentemente all’interno di istituti culturali, risultando spesso troppo intellettualistiche, non messe in relazione con la vita, l’esperienza e la fatica dell’uomo. Ritengono che la Chiesa e i cattolici stiano trascurando la cultura, per dare più importanza al sociale e alla morale. Così anche i non credenti guardano e giudicano la Chiesa solo dal punto di vista sociale e morale.

3. In alcuni casi permane una certa diffidenza tra le parrocchie da una parte e i Movimenti o le Associazioni dall’altra. Si rileva la necessità, da un lato, che i Movimenti abbandonino ogni tentazione autoreferenziale e progrediscano nel cammino di una più autentica comunione con tutte le altre realtà ecclesiali; dall’altro occorre che i sacerdoti riconoscano e valorizzino maggiormente i carismi e la presenza dei Movimenti per l’edificazione dell’unica Chiesa.

4     L’educazione nella scuola: questo tema è fondamentale perché investe il rapporto con i giovani, perciò il futuro della Chiesa, e non può essere delegato solo ai docenti di religione. Si richiede che tutte le realtà ecclesiali ne siano coinvolte perché, a differenza della parrocchia, dell’oratorio e dei vari gruppi giovanili cattolici, la scuola offre la preziosa opportunità di raggiungere e ascoltare anche quei ragazzi che sono più “lontani” dalla Chiesa e, in generale, da una visione di fede. I docenti cattolici e le famiglie dovrebbero essere accompagnati nel giudizio sul senso dell’esistere e sostenuti dalla comunità.

Nello specifico

  1. Famiglie. Le famiglie esprimono il desiderio di essere accompagnate (nel rapporto di coppia, nell’accoglienza della vita e nell’educazione dei figli) da altre famiglie, anche più mature, che testimonino la loro esperienza di fede e creino forme di amicizia e di comunità (confronto con la Parola, gesti di carità, momenti di festa. incontri su temi di attualità, passeggiate, gite per passare del tempo insieme, giochi per far divertire e conoscere bambini e genitori).

Viene quindi sottolineata la necessità di partire dalla conoscenza reciproca e di sfruttare tutte le occasioni per condividere momenti di vita insieme. Quello che viene evidenziato è che la vicinanza alle famiglie, anche alle coppie separate, divorziate o “di fatto”, è più efficace se esistono forme di comunità, di maternità, che le accolgano e intessano relazioni con loro.

A tal proposito ci sono diverse esperienze positive nella nostra Arcidiocesi, alle quali viene richiesto di guardare per ispirarsi verso un cammino più fruttuoso.

  1. Giovani. Si rileva un contrasto tra l’esperienza del catechismo e degli oratori, che coinvolge migliaia di adolescenti oltre a decine di responsabili, e la realtà dei giovani delle scuole superiori che tendono ad allontanarsi dalla

Questo fatto ha motivazioni complesse. Quelle indicate dagli stessi giovani sono: non sentirsi pienamente accolti dalle figure che operano nella Chiesa; il sopraggiungere di nuovi interessi o l’accresciuto carico di impegni (scolastici, sportivi, ecc.); 1’inizio delle scuole superiori ed il disgregarsi del gruppo frequentato in parrocchia; sacerdoti troppo anziani o lontani dalla loro mentalità.

A tali motivazioni va aggiunto che i ragazzi, tra i 15 e 19 anni, subiscono maggiormente il condizionamento dei mass media che spesso presentano la Chiesa e il cristianesimo in modo negativo. Comunque, il giudizio è severo: la Chiesa viene percepita come distante dalla sensibilità della società moderna rispetto a temi di attualità (omosessualità, divorziati, aborto, fine vita ed altro) e si avverte una dimensione “giudicante”, se non addirittura “discriminante”, verso coloro che non sono considerati “regolari”.

Ci sono dei giovani che si fidano della Chiesa, tuttavia vivono esperienze che proprio non comprendono, né nel linguaggio né nella prassi, a cominciare dalle liturgie o dalla celebrazione eucaristica. Si aspettano che la Chiesa sia un punto di riferimento su tante tematiche, dalla politica all’economia, dalla salvaguardia dell’ambiente alla giustizia sociale, dalle loro inquietudini all’affettività. Desiderano che torni ad essere la bussola per orientarsi e per abitare i diversi ambienti di questo nostro tempo complesso, chiedendole di avere maggiore coraggio e maggior senso di responsabilità nel testimoniare Cristo.

In questo senso il problema dei giovani rimanda a quello degli adulti, che spesso hanno rinunciato ad essere dei veri educatori. Tutto questo senza che si nascondano le difficoltà nel ricambio generazionale di accompagnatori, catechisti, animatori ed operatori.

Anche in questo campo (cfr. famiglie) esistono esperienze positive in atto da cui imparare. Così le parrocchie, i Movimenti, le Associazioni possono diventare luoghi in cui essere educati ed educare.

  1. Catechismo. Rimane un importante momento educativo nel quale, però, sono state rilevate delle difficoltà. I limiti che si riscontrano sono: l’impostazione troppo “scolastica”, lo scarso coinvolgimento dei genitori, l’impreparazione dei

Per questi ultimi occorre prevedere un percorso di formazione più adeguato ed impegnativo, che potrebbe sì scoraggiare alcuni, ma che è ritenuto necessario per trasmettere il messaggio cristiano in modo adeguato. Da più parti viene avanzata la proposta di affiancare, alla catechesi dei bambini o dei giovani, momenti di formazione e di convivialità tra i genitori, capaci di creare quei legami e quegli stimoli senza i quali il lavoro catechetico va pressoché perduto.

Da alcune parrocchie è stato apprezzato il cammino d’ispirazione catecumenale, per accompagnare i ragazzi ai sacramenti della prima Comunione e della Confermazione, che permette ai ragazzi e ai genitori di crescere insieme nella fede.

Ai percorsi formativi è in grado di offrire un contributo positivo la valorizzazione dei beni culturali della Chiesa, che potrebbero costituire un valido strumento per l’evangelizzazione e la catechesi.

Esperienze molto positive sono vissute nel campo della preparazione degli adulti ai sacramenti dell’iniziazione cristiana.

  1. Celebrazioni eucaristiche / liturgia. Tutte le relazioni sottolineano la centralità dell’ascolto della Parola, della preghiera e della celebrazione liturgica, come momenti fondamentali della vita Tuttavia le varie celebrazioni, in particolare la Messa, vengono a volte considerate, soprattutto dai giovani, prolisse.

Alcuni sostengono che la liturgia eucaristica debba essere rinnovata (introducendo ad esempio nuove formule, musica più coinvolgente) per renderla più attrattiva.

Altri invece ritengono che non siano necessarie strategie innovative, perché credono che la pesantezza derivi soprattutto dal fatto che i fedeli, in particolare i giovani, non siano educati a gustare la bellezza e la profondità della liturgia che viene vissuta per un senso del dovere, come spettatori.

Una sottolineatura particolare meritano le omelie, che dovrebbero essere più contestualizzate ed incisive.

In particolare il mondo del lavoro chiede che i problemi dei lavoratori, del rispetto del creato e, in generale, i problemi sociali, abbiano più spazio nelle omelie.

  1. Il ruolo delle donne. Da più parti viene sottolineato che il ruolo delle donne nella Chiesa è marginale, non adeguatamente valorizzato, soprattutto a livello

Viene però percepito come ingiusto non riconoscere il rilievo che esse hanno nel testimoniare il Vangelo in vari ambiti della vita ecclesiale e sociale: in quello familiare, nell’educazione, nella catechesi, nella realizzazione di opere di carità, nella vita di preghiera e di contemplazione.

E’ auspicato che, per favorire una ancora più piena partecipazione delle donne alla vita e alla missione della Chiesa, le loro doti vengano maggiormente valorizzate mediante l’affidamento di responsabilità specifiche.

  1. Il ruolo dei laici. Viene riconosciuto che nella nostra Diocesi si è molto ampliato lo spazio riservato ai laici e alla loro formazione. In alcune realtà parrocchiali tuttavia si lamenta ancora una mentalità clericale ed

Non mancano però casi in cui, in realtà, sono i laici ad essere indisponibili ad assumersi delle responsabilità e dei compiti specifici in parrocchia, soprattutto a causa di impegni familiari o lavorativi.

  1.   Il mondo della comunicazione. Data la rilevanza degli strumenti della comunicazione sociale, la

Chiesa non può non riservare particolare attenzione al variegato mondo dei mass media. Tale attenzione riguarda sia i contenuti da trasmettere, che i mezzi con cui comunicarli, e richiede pertanto persone che vivono una solida esperienza di fede e abbiano una buona padronanza dei nuovi linguaggi.

PUNTI DI FORZA

  1. Nonostante le criticità che in questo tempo di smarrimento tanti cristiani stanno vivendo, si può essere grati al Signore perché il Vangelo continua a portare i suoi frutti nelle comunità parrocchiali, tra le persone consacrate, nei Movimenti e nelle Associazioni di laici, nei gruppi di preghiera e di apostolato, in diverse comunità giovanili, come pure attraverso la presenza e la nascita di nuove realtà ecclesiali. In ciascuna comunità, infatti, il medesimo Spirito sa suscitare generosa disponibilità al servizio, testimonianze di vita cristiana, slancio

Come ricordato all’inizio, l’avvio del cammino sinodale è stato di per sé un punto di forza. Il fatto che il Sinodo sia rivolto non solo ai presbiteri ma a tutti i battezzati, come anche a chi non ha più nella vita di fede un suo riferimento, ha rivelato la disponibilità della Chiesa ad aprirsi e rendere partecipi i laici, ad ascoltare e ad essere ascoltati.

  1. Un sentimento di stima e di gratitudine particolare va espresso ai sacerdoti, alle religiose e ai religiosi. Non è possibile ignorare che oggi l’esercizio del loro ministero incontra tante difficoltà, dovute sia alla cultura diffusa sia alla loro diminuzione numerica, con la crescita del carico pastorale e la stanchezza che questa può

Per questo sono ancora più degni di vicinanza e di incoraggiamento coloro che con ammirevole dedizione e fedeltà vivono il ministero loro affidato. In particolare vengono ringraziati i numerosi presbiteri che con grande disponibilità sono venuti nella nostra Arcidiocesi dalle Chiese sorelle della Romania e dell’India. Da notare il notevole livello di integrazione tra il clero locale e il clero straniero.

Inoltre è apprezzato il lavoro degli organismi di comunione nelle parrocchie (Consiglio Pastorale e Consiglio per gli Affari economici).

Molto significativo l’impegno dei diaconi nella vita ecclesiale, negli ambiti della carità e della liturgia. La vita del diacono nella sua forma “permanente” spesso riflette una dimensione di preghiera, di Vita spirituale e di slancio caritativo che corrobora ed incoraggia la comunità nel proprio cammino di fede.

  1. Le parrocchie continuano ad offrire ai fedeli lo spazio per una reale esperienza della vita cristiana e ad essere, soprattutto nelle aree più periferiche, luoghi di umanizzazione e

Sottolineato il rinnovamento dei parroci dopo una lunga stagione di immobilità.

  1. I Movimenti, le Associazioni, le nuove Comunità promuovono la vocazione dei laici e li portano ad esprimersi nei diversi ambiti della vita, dove possono essere annuncio ed esortazione per coloro che altrimenti non incontrerebbero la

E’ da tutti riconosciuto, anche dai non credenti, il ricco e a volte unico ruolo sociale della Chiesa, della sua capacità attiva di opere a favore delle fasce deboli della popolazione. Certamente, tra tutte le grandi aggregazioni di persone, la Chiesa è quella maggiormente inclusiva specialmente nei confronti degli “ultimi”, di coloro che hanno evidenti bisogni primari e materiali, come mostrano inequivocabilmente le vicende degli immigrati e dei tanti diseredati, che popolano le nostre città. Proprio gli “ultimi” Si rivelano una risorsa da ascoltare, che contribuisce a formare la coscienza che la Chiesa ha di sé.

  1. Gli oratori costituiscono una realtà di accoglienza. Pur avendo una ricaduta circoscritta a certe fasce d’età, costituiscono un naturale polo di attrazione, aperto a chiunque lo voglia o abbia necessità (per esempio persone diversamente abili). Sono attenti all’educazione, perché la formazione vi gioca un ruolo centrale, sia in chi ha responsabilità, sia in chi cresce partecipando alle varie attività che non sono casuali, ma consapevolmente mirate. Gli oratori sono aperti anche a coloro che non sono inseriti in uno specifico gruppo parrocchiale, o non appartengono al perimetro della comunità ecclesiastica.
  2. La “cura della casa comune”, l’attenzione alle problematiche ambientali, è cresciuta e sentita in molte comunità, che sono riuscite a coinvolgere le nuove generazioni, particolarmente sensibili a queste problematiche. Tuttavia va riconosciuto che ci sono passi da compiere, perché questa cura non è ancora sufficientemente entrata nella mentalità cristiana, nonostante le continue sollecitazioni di Papa Francesco.

9. Come precedentemente ricordato, anche gli sforzi in direzione dell’ecumenismo meritano attenzione. Qui più che i risultati, che procedono a piccoli passi, sono importanti i processi che vengono avviati. Praticato in diverse realtà parrocchiali, con luci e ombre, ha trovato anche una collaborazione a livello delle tre Diocesi della Metropolia. E’ apprezzato l’atteggiamento dei cattolici, che aiuta gli appartenenti ad altre professioni cristiane o ad altre religioni, ad integrarsi con la nostra realtà sociale. Anche se a volte si ha l’impressione che il dinamismo dell’apertura non sia interesse di tutti, non sono mancati momenti di incontro e di dialogo fraterno.

10. Formazione biblica e teologica. E’ stato evidenziato al riguardo il lavoro fatto a tutt’oggi. La richiesta di formazione compare a vari livelli: in campo liturgico, catechetico e biblico. La Scuola di formazione teologica, altra realtà che coinvolge le tre Diocesi della Metropolia, ha già cominciato a produrre frutti, soprattutto in quanti sono impegnati nella pastorale catechetica e nel cammino dell’iniziazione

11. La scuola cattolica dovrebbe essere espressione della comunità cristiana. Questo luogo pastorale è davvero “cattolico” perché destinato a tutti e accoglie tutti, anche i non abbienti e i non Non è un luogo di proselitismo, bensì di elaborazione culturale della fede, dove è possibile creare dei veri e propri laboratori di inculturazione del messaggio cristiano nell’oggi della vita dei ragazzi, dei giovani e delle famiglie che (per vari motivi) in essa credono. Si chiede alla comunità di investire sia a livello formativo, sia strutturale, sia economico, perché ha caratterizzato la vita della Chiesa in tutte le epoche e ha prodotto frutti immensi.

Considerata tutta questa grazia, dunque, possiamo dire che i problemi e le difficoltà che la Chiesa sta attraversando in questo tempo sono bilanciati dal lavoro pastorale che si è fatto a tutt’oggi nella nostra Chiesa particolare. Necessita di continuare il processo di formazione a tutti i livelli già da tempo iniziato per rispondere alle sfide dei nostri giorni. Inoltre si è confortati dalla certezza che il Signore, attraverso il dono del suo Spirito, è sempre presente e operante nella Chiesa e nella storia dell’umanità. E lungi dallo spegnere la speranza, la rendono più umile, più desiderosa di conversione e più capace di affidarsi a Dio.

Pesaro, 18 aprile 2022

+ Piero Coccia, Arcivescovo di Pesaro