OMELIA DELL’ARCIVESCOVO SANDRO SALVUCCI in occasione della Festa di Maria Assunta – Cattedrale 15 agosto 2022

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO SANDRO SALVUCCI

in occasione della Festa di Maria Assunta in cielo

Pesaro, 15 agosto 2022

(trascrizione non rivista dall’Arcivescovo)

Maria Assunta in cielo è segno di sicura speranza e consolazione per il popolo pellegrino sulla terra. Risplende come primizia e immagine della Chiesa chiamata alla gloria: così recita la preghiera del Prefazio che reciteremo tra poco.

Abbiamo davanti a noi, nel catino absidale, l’affresco di Maria Assunta in cielo. Potremmo anche meditare su questa immagine e lasciarci toccare il cuore, ma aggiungerò qualche parola che possa aiutarci a riflettere su questo mistero.

Maria, per mezzo di suo Figlio, ci ha aperto la strada alla salvezza, quel passaggio che era stato sbarrato a causa del peccato dei nostri progenitori. E’ per questo che invochiamo Maria come ianua coeli (porta del cielo).

Lei ci precede nella gloria, partecipando in pienezza alla Pasqua di suo Figlio. Nel mosaico che si trova a Santa Maria Maggiore, in Roma, Gesù e Maria sono raffigurati seduti uno accanto all’altra, mentre Gesù pone una corona sul capo di Maria. Maria è al fianco di Gesù, sempre.

Maria, assunta in cielo in anima e corpo, ci dice che anche noi viviamo nell’attesa e nella beata speranza della vita eterna. Maria è Madre di Dio e di tutti noi, proprio perché in Cristo noi siamo rigenerati a vita nuova, passiamo dalla morte alla vita. Dunque Maria è “mamma”. Non ci deve meravigliare se “mamma” è la prima parola che il bambino impara ed è l’ultima che persone anche molto anziane pronunciano prima di morire. Alla mamma infatti è associata la vita, la custodia della vita.

All’ingresso di questa Cattedrale, sulla destra, c’è un frammento di un antico affresco, che rappresenta Maria con le braccia e il mantello aperti per accogliere i suoi figli. In quell’abbraccio, che è il grembo di Maria e della Chiesa, c’è spazio per ognuno di noi; tutti veniamo rigenerati, tutti possiamo sperare nella vita eterna.

Nella professione di fede che faremo tra poco, noi concluderemo dicendo “aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”. Dunque la nostra fede è la fede nella Pasqua, nella forza redentrice della Pasqua. E Maria Assunta in cielo è la rappresentazione degli effetti che la Pasqua produce nella vita delle creature. Lei è la più alta tra le creature, che gode per prima del frutto della Pasqua, che è la redenzione.

Guardiamo allora il dipinto nell’abside. Maria Assunta, una donna vestita di sole con in capo una corona di dodici stelle, sembra sollevare verso l’alto gli apostoli, che rappresentano tutti noi, tutta la Chiesa e tutta l’umanità. La fede di Maria non è altro che la fede nella Pasqua, nella vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte.

Non è una fantasia, non è un’alienazione dalla concretezza della vita e della storia, non è una consolazione a buon mercato per chi si trova nelle sofferenze della vita, ma è un segno di sicura speranza per noi, popolo in cammino.

Maria ci invita a vivere il presente provando ad alzare lo sguardo, ad avere una prospettiva più alta. Il problema del nostro tempo, forse, è proprio questo: che siamo troppo schiacciati su una prospettiva orizzontale e per questo viviamo in un mondo confuso e triste. Siamo smarriti, perché stiamo smarrendo il senso del trascendente, insieme al quale sembrano spegnarsi anche gli ideali della vita. Abbiamo bisogno di ritrovare una misura alta del vivere, per orientare il nostro impegno nel presente. Nella preghiera di Colletta abbiamo detto: Fa’ o Signore che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni.

Tante persone hanno un giudizio negativo sulla Chiesa forse perché noi cristiani non siamo capaci di comunicare una fede che, mentre guarda in alto, in realtà assume su di sé la storia, la vita e si impegna con passione per il bene, per la giustizia, per la pace. Il motivo è forse la nostra testimonianza troppo debole.

La nostra fede pasquale deve sapersi trasformare in energia che cambia la storia e il mondo, ma non perché noi li sappiamo cambiare, ma perché Cristo, che vive in noi con la sua Pasqua e la sua Redenzione, ci permette di essere costruttori di pace, seminatori di speranza.

Alcuni pensatori contemporanei hanno definito la nostra epoca come l’epoca delle passioni tristi, in cui tendiamo a chiuderci in noi stessi e a prenderci il nostro spazio con aggressività ed arroganza. Maria è invece il segno dell’apertura, dell’accoglienza, dell’ascolto, della fiducia. Ci invita ad essere aperti alle sorprese di Dio, aperti al prossimo. Lei che dopo l’annuncio dell’angelo si alzò e corse per raggiungere la regione montuosa in cui viveva Elisabetta, percorrendo circa 140 chilometri di strade polverose in terra di Palestina: un viaggio molto concreto per farsi accanto alla cugina. La fiducia in Dio (Ecco sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la sua volontà) e l’apertura e l’amore verso il prossimo (140 chilometri di strada faticosa e polverosa): queste sono le passioni di Maria.

Maria ci parla di un amore che arde per Dio e per il prossimo. Quindi Maria Assunta in cielo dice anche a noi cristiani di non vivere spenti, ma di far ardere il nostro cuore dell’amore per Dio e per il prossimo. Maria ci insegna la via, quella dell’umiltà. E’ innalzata nella gloria perché Dio ha guardato l’umiltà della sua serva.

Prima di venire a Pesaro ero parroco a Montegranaro, dove era nato un Santo francescano, san Serafino, che amava spesso ripetere: “La via per andare in su è quella di scendere in giù”.

Maria ci insegna che la via per andare su, per essere accanto a lei nella gloria, è quella di andare giù, di sporcarsi le mani nella vita, nella storia per vivificarle con la fede e l’amore per Dio.

Per grazia sperimenteremo che questa via ci farà arrivare molto in alto.

Sia lodato Gesù Cristo.