MESSAGGIO DEI VESCOVI DELLA METROPOLIA IN OCCASIONE DEL NATALE 2020

Rallegriamoci tutti nel Signore, perché è nato nel mondo il Salvatore!

Sono ancora vive nei nostri occhi le immagini – suggestive e terribili – di Papa Francesco solitario in preghiera in una piazza San Pietro deserta e surreale, immersa nel buio, nella pioggia, nel silenzio.

Sono trascorsi ormai diversi mesi da allora, ma ci troviamo ancora coinvolti in una situazione preoccupante e quelle immagini conservano intatta la loro forza, immutato il loro significato simbolico: siamo tutti fragili, dipendenti, disorientati. A livello sanitario, economico, sociale, esistenziale. Abbiamo tutti bisogno di essere “salvati”.

Riconoscere questo dato di realtà è un atto di ragione, che accomuna credenti e non credenti: questo bisogno universale, costitutivo, di salvezza è il primo fondamento, come afferma il Papa, “di quella benedetta appartenenza reciproca alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli“. 

Siamo tutti in balia dello stesso mare tempestoso.

Ma chi può salvarci? 

Dal virus certamente gli scienziati, con un vaccino e con farmaci efficaci; oppure i medici, gli infermieri e i volontari, che non si risparmiano nel donarsi con spirito di grande sacrificio.

Dalla crisi economica e sociale forse l’Europa e la nostra grande voglia di ricostruire. Prima o poi ripartiremo e arriveremo magari a stare meglio di oggi. 

Ma è evidente che la fragilità della condizione umana si manifesta a un livello ancora più profondo, rispetto al quale non bastano né i vaccini né la ripresa economica né l’abnegazione e nemmeno la solidarietà di molti. 

Ce lo ricordano le tante, troppe persone che ci hanno lasciato.

Di fronte a questo limite nessuno, nemmeno chi crede che tutto finisca in niente, riesce ad estirpare, dentro gli impegni, le gioie, le fatiche della vita, la drammatica domanda di senso, di bene, di salvezza che emerge strutturalmente da ogni cuore.

Ma Gesù, il Cristo, ha fatto irruzione nella storia. Da quel momento il Natale torna a ricordarci che è Lui la risposta vera a questa domanda; torna ad assicurarci – lo riafferma anche Papa Francesco nella sua ultima Enciclica – che gli uomini, con tutte le loro fragilità, sono amati da Dio come figli e che proprio l’essere figli costituisce il fondamento solido della loro dignità e fratellanza su cui si può costruire una convivenza civile e duratura. 

Abbiamo bisogno del Natale e di tutte le sue implicanze a livello personale e sociale.

Ce lo ricorda Papa Francesco: “non possiamo nascondere che se la musica del Vangelo smette di vibrare nelle nostre viscere, avremo perso la gioia che scaturisce dalla compassione, la tenerezza che nasce dalla fiducia, la capacità della riconciliazione che trova la sua fonte nel saperci sempre perdonati e inviati. Se la musica del Vangelo smette di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze, nei luoghi di lavoro, nella politica e nell’economia, avremo spento la melodia che ci provocava a lottare per la dignità di ogni uomo e di ogni donna” (Fratelli tutti, 277).

Accogliamo allora con libertà e fiducia l’invito della liturgia del Natale: “Rallegriamoci tutti nel Signore, perché è nato nel mondo il Salvatore. Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo”.

 

I Vescovi della Metropolia

E. Mons. Piero Coccia
Arcivescovo Metropolita di Pesaro

E. Mons. Giovanni Tani
Arcivescovo di Urbino-Urbania-S-Angelo in Vado

E. Mons. Armando Trasarti
Vescovo di Fano-Pergola-Fossombrone