SALUTO DELL’ARCIVESCOVO SANDRO SALVUCCI ALLA COMUNITA’ DI PESARO – Basilica Cattedrale 1° maggio 2022

SALUTO DELL’ARCIVESCOVO SANDRO SALVUCCI ALLA COMUNITA’

in occasione della sua Ordinazione Episcopale

e dell’inizio del suo Ministero Pastorale nella Chiesa di Pesaro

Pesaro, Basilica Cattedrale 1° maggio 2022

 

Non ho preparato nessun discorso scritto per un semplice motivo: perché ho fatto il parroco fino all’ultimo minuto e quel poco tempo che avevo a disposizione l’ho voluto usare per fare qualche chiamata al telefono, andare a trovare qualche persona malata, rispondere a qualche messaggio di saluto. Insomma vivendo da parroco fino all’ultimo minuto.

Io credo che il Signore mi dica: devi lasciare una porzione di popolo di Dio da parroco e devi continuare nella tua missione di pastore. “Pasci le mie pecore” abbiamo ascoltato stasera. Credo che il Signore mi chiami proprio così, a vivere in mezzo a voi.

Oggi è stata una giornata speciale perché ho vissuto concretamente il distacco dalla mia terra, dove ho vissuto tutta la vita e dove ho svolto il mio ministero sacerdotale per ventinove anni.

So però di venire qui in una famiglia che non è diversa, ma è la stessa famiglia, perché è composta da persone che vivono la loro fede in Cristo e desiderano testimoniarla. Sono qui per condividere con voi la passione per il Vangelo, l’amore per la Chiesa, l’amore per la comunità, la passione per l’uomo.

Questa mattina sono andato a visitare il cimitero del mio paese di origine, Corridonia, e ho pregato sulla tomba dei miei nonni paterni, sulla tomba di mia sorella e su quella del mio parroco, don Benedetto, che mi ha battezzato. Sono tornato alle radici. E poi via, fino a Petriolo, il paese di mia madre, per una preghiera sulla tomba dei miei nonni materni e anche dei miei bisnonni.

Ecco, vi posso dire che quello che stiamo vivendo è un’esperienza di Chiesa, di fede, che percorre il tempo e corre fino all’eternità. Noi viviamo un tratto di cammino. Entrando nella Cattedrale, camminando sopra gli antichi mosaici che sono sotto il pavimento di questa chiesa, ho pensato alla fede di questa terra, alla fede che nasce dal sangue di un martire, Terenzio e di molti altri martiri certamente. Il martirio è il segno dell’amore più grande.

Nella prima lettura abbiamo ascoltato che gli apostoli erano lieti di essere stati oltraggiati a causa del nome di Cristo e quindi io chiedo al Signore di donarmi l’audacia, il coraggio di annunciare il Vangelo ora in mezzo a voi, Chiesa di Pesaro, che sento già casa mia. Non me ne vogliano i Montegranaresi e i Fermani, ma ora la mia casa e la mia famiglia siete voi.

Comunque, come ho detto prima e come ho detto in questi giorni a tanti fedeli salutandoli, io non lascio quella famiglia, ma semplicemente la famiglia diventa più grande. Quindi c’è posto per tutti. Sicuramente nel cuore di Dio. Io, ovviamente, essendo un essere umano limitato, come tutti, nel tempo e nello spazio, ho la necessità di essere lì dove Dio mi chiama e di vivere lì il mio ministero, sempre con la certezza che Dio opera attraverso altre persone, altre vie, altre strade. Siamo semplicemente servi, dice il Vangelo, non padroni della fede e della vita di nessuno, ma solo collaboratori della gioia, collaboratori della fede.

Qualcuno mi chiede: quali sono i suoi programmi, quali sono i suoi progetti? Per me l’immagine più emblematica di quello che abbiamo vissuto qui questa sera è quel Vangelo aperto sopra la mia testa. Io chiedo al Signore, per me e per tutto il popolo pesarese, di poter vivere il Vangelo dalla testa ai piedi. Questo è l’augurio che faccio.

A conclusione di questo saluto, so che dovrei fare una lunga fila di ringraziamenti, ma voglio ringraziare tutti voi che siete qui, tutto il popolo santo di Dio, dai vescovi fino alle persone più fragili o più lontane o che hanno dubbi di fede e si sentono magari sbagliate.

Il mio grazie va a tutti indistintamente.

Permettetemi, però, di citare e ringraziare in modo particolare i confratelli della Chiesa ortodossa qui presenti. Che il nostro cammino di amicizia e di dialogo verso l’unità possa proseguire davvero.

E vorrei anche salutare la comunità islamica, in particolare quella di Montegranaro, che non è presente qui perché, come sapete, oggi festeggia la conclusione del Ramadan. Vi posso dire comunque che abbiamo vissuto anche con loro momenti di amicizia, di dialogo, di fraternità e di costruzione di una cultura della pace. In particolare vorrei ringraziare l’imam della comunità di Montegranaro, perché si è mostrato sempre disponibile a questo dialogo, dal tempo degli attentati al Bataclan di Parigi fino alla recente manifestazione per la pace che abbiamo organizzato a Montegranaro per l’Ucraina.

Grazie a tutti.                                                                                                                                     + Sandro Salvucci

Arcivescovo di Pesaro